Die Buntkarierten

Die Buntkarierten
Lingua originaletedesco
Paese di produzioneGermania Est
Anno1949
Durata100 min
Dati tecniciB/N
Generedrammatico
RegiaKurt Maetzig
SoggettoBerta Waterstradt
SceneggiaturaKurt Maetzig
ProduttoreKarl Schulz
Casa di produzioneDeutsche Film AG (DEFA)
FotografiaFriedl Behn-Grund, Karl Plintzner
MontaggioIlse Voigt
Effetti specialiErnst Kunstmann
MusicheH.W. Wiemann
ScenografiaEmil Hasler
CostumiWalter Schulze-Mittendorff
Interpreti e personaggi
  • Camilla Spira: Guste Schmiedecke
  • Werner Hinz: Paul Schmiedecke
  • Liselotte Lieck: la nonna
  • Friedrich Gnaß: il nonno
  • Carsta Löck: Emma
  • Ursula Diestel: Frieda
  • Yvonne Merin: Marie
  • Kurt Liebenau: Hans
  • Brigitte Krause: Christel
  • Hanni Herter: Suse
  • Yvonne Sturm: Erika
  • Walter Bluhm: Levin
  • Ilya Günten: Majorin Markenbrunn
  • Hans Klering: Anton

Die Buntkarierten è un film drammatico del 1949 diretto da Kurt Maetzig, adattamento del radiodramma Während der Stromsperre di Berta Waterstradt.[1]

È stato il primo film girato dall'attrice tedesca Camilla Spira dal 1935, quando a causa delle sue origini ebraiche (il padre era l'attore e cantante austriaco Fritz Spira) le fu impedito di lavorare dal regime nazista.[2]

Trama

Dramma familiare che segue le vicende di Guste, figlia illegittima di una cameriera, durante quasi 70 anni di storia tedesca dal periodo di Guglielmo II alla fine della seconda guerra mondiale.

Produzione

Il regista Kurt Maetzig accettò di dirigere Die Buntkarierten solo dopo che la DEFA rifiutò la sua proposta di realizzare una trasposizione di Grüne Oliven und nackte Berge, romanzo di Eduard Claudius ambientato durante la guerra civile spagnola.[3] Anche la nuova sceneggiatura, scritta con Berta Waterstradt, venne inizialmente respinta dalla DEFA e una volta accettata la lavorazione fu relativamente priva di censure. Secondo lo stesso Maetzig, le autorità di occupazione erano determinate a non forzare un sistema in stile sovietico ma a permettere alla nascente Repubblica Democratica Tedesca lo sviluppo di un proprio modello di socialismo.[4] Sebbene alcune critiche furono comunque mosse, come la rappresentazione ritenuta troppo "passiva" del proletario Paul, il regista si rifiutò di apportare modifiche alla sceneggiatura.[5]

Distribuzione

Il film fu distribuito in Germania Est a partire dall'8 luglio 1949. Alla première che si tenne al Kino Babylon di Berlino assistettero anche lo scrittore Arnold Zweig, il drammaturgo e diplomatico Friedrich Wolf e il maggiore Sergei Tiulpanov dell'Amministrazione militare sovietica in Germania.[2] Nel settembre dello stesso anno fu proiettato in concorso al Festival di Cannes, con il titolo Les quadrilles multicolores.[6]

Nel 1956, l'associazione Zille Gesellschaft Berlin propose di proiettare il film alla 6ª edizione del Festival di Berlino. Il direttore Alfred Bauer si oppose, in linea con la politica del festival di escludere film prodotti dalla DEFA, e nonostante le pressioni esercitate dall'associazione Die Buntkarierten non fu incluso nel programma.[7]

Date di uscita

  • Germania Est (Die Buntkarierten) - 8 luglio 1949
  • Austria (Die Buntkarierten) - 20 ottobre 1950
  • Finlandia (Ihmisen äiti) - 22 febbraio 1952
  • Svezia (En kvinnas offer) - 10 marzo 1952

Accoglienza

Con oltre 4 milioni di biglietti venduti, il film ottenne un grande successo di pubblico in tutti i settori della Germania.[8][9][10][11][12]

Sul settimanale Der Spiegel furono apprezzate in particolare la regia di Kurt Maetzig e la performance di Camilla Spira, il quotidiano Die Neue Zeitung della zona di occupazione americana lo definì "una grande epopea" e anche l'organo del SED Neues Deutschland dette la sua approvazione alla pellicola.[2]

Lo storico Michael Geyer ha scritto che il film offre un'interpretazione marxista-leninista della storia tedesca, raccontando secondo questa visione i grandi eventi del XX secolo.[11] Secondo l'autore Nick Hodgin il film ha mostrato uno dei primi esempi di protagonista femminile "sicura di sé", figura emblematica nei successivi film della DEFA,[12] mentre gli studiosi di cinema Mira e Antonin J. Liehm hanno giudicato il finale di Die Buntkarierten "schematico" e anticipatore dello stile propagandistico di Der Rat der Götter, girato da Maetzig l'anno successivo.[10]

Riconoscimenti

1949

Note

  1. ^ Die Buntkarierten, su filmportal.de, www.filmportal.de. URL consultato il 21 aprile 2018.
  2. ^ a b c Siebzig Jahre mit Buntkarierten, su spiegel.de, www.spiegel.de. URL consultato il 21 aprile 2018.
  3. ^ Habel & Volker Wachter (2002), p. 92.
  4. ^ Allan & Sandford (1999), p. 83.
  5. ^ Schenk (1994), p. 22.
  6. ^ Die Buntkarierten - Release Info, su imdb.com, www.imdb.com. URL consultato il 21 aprile 2018.
  7. ^ Jacobsen (2000), p. 66.
  8. ^ Die Erfolgreichsten DDR-Filme in der DDR, su insidekino.de, www.insidekino.de. URL consultato il 21 aprile 2018.
  9. ^ Silbermann (1995), p. 106.
  10. ^ a b Liehm & Liehm (1980), pp. 87-88.
  11. ^ a b Geyer (2001), p. 136.
  12. ^ a b Hodgin (2011), p. 49.

Bibliografia

  • (EN) Wolfgang Jacobsen, 50 Years Berlinale - Internationale Filmfestspiele Berlin, Filmmuseum Berlin - Deutsche Kinemathek, 2000, ISBN 9783875849066.
  • (EN) Marc Silbermann, German Cinema: Texts in Context, Wayne State University, 1995, ISBN 9780814325605.
  • (EN) Mira Liehm, Antonin J. Liehm, The Most Important Art: Soviet and Eastern European Film After 1945, University of California Press, 1980, ISBN 9780520041288.
  • (EN) Michael Geyer, The power of intellectuals in contemporary Germany, University of Chicago, 2001, ISBN 9780226289878.
  • (EN) Nick Hodgin, Screening the East: Heimat, Memory and Nostalgia in German Film Since 1989, Berghahn Books, 2011, ISBN 9780857451293.
  • (DE) Frank-Burkhard Habel, Volker Wachter, Das grosse Lexikon der DDR-Stars, Schwarzkopf & Schwarzkopf, 2002, ISBN 9783896023919.
  • (EN) Seán Allan, John Sandford, DEFA: East German Cinema, 1946-1992, Berghahn Books, 1999, ISBN 9781571819437.
  • (DE) Ralf Schenk, Das zweite Leben der Filmstadt Babelsberg, University of Michigan, 1994, ISBN 9783894871758.

Collegamenti esterni

  • (EN) Die Buntkarierten, su IMDb, IMDb.com. Modifica su Wikidata
  • (ENES) Die Buntkarierten, su FilmAffinity. Modifica su Wikidata
  • (EN) Die Buntkarierten, su Box Office Mojo, IMDb.com. Modifica su Wikidata
  • (DEEN) Die Buntkarierten, su filmportal.de. Modifica su Wikidata
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